LOCANDINA:
ANNO: 1984
SOFTWARE HOUSE: Irem Software Engineering, Inc. / Data East Corporation
GENERE: Picchiaduro
DESCRIZIONE: Osservando oggi la storia dei picchiaduro a scorrimento non si può che rimanere spiazzati. A quasi trent’anni dalla sua nascita avvenuta per mano di Irem nel 1984 con Kung Fu Master, il genere ha vissuto il suo principale punto evolutivo nel periodo arcade/16 bit, grazie a titoli di spessore come Double Dragon, Final Fight e Street of Rage, per poi arrendersi inesorabilmente al passaggio al poligonale mostrando il fianco alla sua quasi congenita carenza di spunti di innovazione.
Con Kung Fu Master scopriamo che, nonostante le quasi tre decadi trascorse, è ancora lui uno degli esponenti più maestosi del genere. Il motivo?
Forse perchè la forza del picchiaduro a scorrimento era proprio nel concept di base. E Kung Fu Master rappresenta la forma più primitiva di questo concept e chi ci ha giocato può testimoniarlo mettendoci la mano sul fuoco.
All’inizio degli anni 80 le premesse narrative non interessavano a nessun giocatore. Una piccola schermata animata ci informava del fatto che un certo X aveva rapito Silvia, fidanzata di Thomas. A noi importava solo sapere che avremmo percorso 5 stage/piani di un edificio, affrontato mandrie di nemici minori per poi giungere al boss, fracassarlo di mazzate e passare al piano superiore. C’era tanto dell’incompiuto film di Bruce Lee Game of Death in Kung Fu Master.
Ma non era solo una questione di purezza strutturale, il vecchio Kung Fu Master. Il titolo Irem era basico anche nella tecnica di combattimento. In Kung Fu Master si potevano eseguire solo le azioni che poi definiscono il genere: camminare, saltare, abbassarsi, calcio e pugno. Niente di più. Forse è anche per questo che Kung Fu Master era una perfetta fusione di logica e poesia.
Logica perchè ad ogni avversario corrispondeva una mossa precisa da eseguire alla giusta altezza.
Poesia perché per aumentare lo spettacolo visivo (e fare più punti) al giocatore era stata data la massima libertà di scegliere colpi e azioni meno ordinari, più scenografici.
Avremo consumato barre di energia per cercare di colpire, alternando calcio e pugno, raffiche di nemici provenienti da entrambi i lati. Avremo perso decine di vite solo per colpire un nemico con un calcio volante sul posto. E’ inutile vergognarsi, Kung Fu Master si gioca anche fuori dalla schermo, nel pieno di un coinvolgimento fisico totale. Non solo le due dita sui pulsanti e la mano sinistra sulla levetta, ma anche braccio, spalle e testa che accompagnano l’azione, al ritmo rap scandito dagli impatti dei colpi. Solo il buon senso bloccava l’istinto di ripetere a voce alta i “Uatta!” provenienti dalle casse del coin-op.
Era lo specchio dei protagonisti dei vecchi film di arti marziali di fine anni ’70, il vecchio Thomas. Con il suo incedere marziale, con le sue animazioni plastiche in grado di comunicare potenza atletica con una manciata di frames. La memoria di chi ha provato sulla pelle Kung Fu Master sa che il titolo Irem non è solo ricordo ma anche sensazione. La sensazione di avere tra le mani un purissimo picchiaduro a scorrimento che dopo quasi tre decadi rimane ancora uno degli esponenti più maestosi del suo genere.
KUNG-FU MASTER
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