LOCANDINA:
ANNO: 1982
SOFTWARE HOUSE: SEGA Corporation
GENERE: Platform / Sparatutto
DESCRIZIONE: Una schermata fissa, edifici con diversi piani, tanti nemici da colpire. Elevator Action? No, proprio no.
Siamo nel 1982 e di platform, almeno secondo un concept anziano, a schermata fissa, se n'erano già visti molti e persino belli: Space Panic, Donkey Kong, Popeye... Ciò che mancava era una componente di azione più violenta, non visivamente parlando, è chiaro. Mancava il tasto di fuoco!
Stanchi di saltar barili e di passeggiare sopra hamburger, i videogiocatori meritavano qualcosina di diverso e Monster Bash sembrava cadere a fagiuolo. Qui non è solo lo sparo a portare carisma, c'è tutta una questione d'atmosfera. Meglio introdurvi i protagonisti: partiamo dal nostro alter ego, un tipo dall'aspetto non proprio irrestitibile, palesato fin troppo dal fumetto con la scritta “I am the hero” che reca durante la presentazione. A questo punto, mettiamolo da parte e rendiamo onore ai nostri nemici: Dracula, Frankenstein e l'Uomo Camaleonte.
Approfittando di diritti d'autore morti e sepolti da tempo immemore (a parte l'Uomo Camaleonte, inventato di sana pianta per l'occasione), alla Sega hanno ben pensato di banchettare con quanto di meglio la cultura horror potesse offrire, peccato solo che, aspetto a parte, i mostri non siano caratterizzati da comportamenti riconducibili ad episodi letterari o cinematografici. Poco male.
Cosa ci facciamo insieme a questi mostri? Non ci è dato sapere l'antefatto che precede lo svolgersi della storia, quel che è noto è che il videogioco inizia col nostro eroe che viene inseguito dai tre supernemici lungo un sentiero di campagna fino a quando non incrociano dei castelli ed un labirinto. Alla vista di tali attrazioni, i mostri deviano le loro attenzioni verso le nuove mete, bramosi di infestarle. Lì in mezzo, per nostra fortuna, giace anche la Superzap, versione tragicamente sfigata di una Excalibur formato horror: diciamo, piuttosto, che si intuisce a malapena che si tratti di una spada, in quanto essa è sotterrata per metà e mostra appena l'elsa. Fatto sta che toccandola acquisiremo un potere speciale che ci consentirà di ridurre ad un mucchietto di polvere i simpatici cattivoni.
Little Red, questo il nome del fulvo protagonista, decide di partire alla volta del nemico, cominciando dal castello del sommo Dracula. L'arredamento è quello giusto, il conte non ha certo perso tempo per agghindare la sua casetta con gadget di suo gradimento: colori tetri, candele ed immancabili pipistrelli. Questi ultimi rompono decisamente l'anima ed un eventuale contatto ci farà rimettere le penne, per fortuna la nostra arma d'ordinanza, una sorta di sparo temibile quanto uno sputo, è sufficiente per buttarli giù. E' da tenere ben presente che il nostro colpo non percorrerà molta distanza prima di scomparire, ciò significa che saremo costretti ad avvicinarci molto ai nemici per avere qualche chances di ucciderli. Accendendo tutte le candele otterremo un po' di punti bonus, sempre utili, ed attiveremo (anche con una sola) la Superzap. A questo punto, potremo toccarla e rincorrere Dracula per fargli la pelle, magari approfittando delle numerose porte che ci consentono di sbucare rapidamente in qualche altra parte dell'area di gioco.
Il secondo stage parla di Frankenstein ed il grande gigante ci rincorrerà su e giù per le scale esattamente come il suo compare vampiro. La differenza più grossa la faranno i suoi scagnozzi, grossi lupi mannari in grado persino di schivare i nostri colpi. Basterà poco per imparare come colpirli, dopodiché tornerete ad accendere candele, toccare la Superzap e sparare al mostro.
Decisamente diverso l'ultimo stage, quello dell'Uomo Camaleonte, dove saremo assediati da un sacco di ragnetti e dove saremo costretti a fronteggiare le doti mimetiche del nostro avversario. Egli saprà colorarsi come il terreno e, per individuarlo, ci toccherà premere alcuni pulsantoni che modificheranno il colore del livello, annullando la copertura dell'Uomo Camaleonte.
Perché nessuno conosce Monster Bash? Dubbio assoluto.Monster Bash non è un capolavoro inarrivabile, ci mancherebbe, ma è davvero attraente, con tutte quelle parodie dell'horror, con i suoi antagonisti d'eccezione, con la sua coinvolgente semplicità. E' chiaro che si tratti di un titolo assai limitato, passare i tre stage sarà una questione di poche partite, dopodichè rimarrà ben poco da vedere, ma la rapida esperienza di gioco che offre è brillante e riconoscibile. E pensare che non è nemmeno mai stato convertito per nessun computer o console. Ma siamo di fuori?
Partiamo dalla tecnica, dicendo che tutta la parte grafica è da incorniciare. L'hardware utilizzato è il non potentissimo Sega G80, vecchio di un paio d'anni ma sfruttato a dovere, facendo leva su un character design maiuscolo. Gli sprites sono disegnati con dovizia di particolari e, nonostante i colori non siano disponibili in abbondanza, l'immagine non può che aggradarci. Discorso a parte per il sonoro, dove l'accompagnamento musicale, se tale si può definire, mette a dura prova il nostro sistema nervoso. Il gameplay è il solito fatto di poche regole, ma l'invulnerabilità temporanea del boss ed il piccolo iter da compiere per abbatterlo arricchiscono la partita di quel tanto che basta per sdoganare Monster Bash dalla banalità. La Superzap non è affatto un gioia di design, ma l'idea di una sorta di switch da attivare per utilizzare un potere dalla durata limitata funziona bene tanto quanto lo faceva in Yars' Revenge, su un'altra macchina ed in un contesto completamente differente.
Come anticipato, in pochi lo sanno ma Monster Bash ha dato il via al platform con elementi shooter, genere che sarebbe stato popolarizzato dal successivo Elevator Action, per poi conoscere una fisiologica evoluzione nella quale l'avremmo visto arricchirsi di scrolling e strutture più complesse.
Corto, umile e sfortunato, ma anche simpatico, divertente ed innovativo, un pezzo di storia che merita la giusta considerazione.
MONSTER BASH
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