venerdì 18 maggio 2018

THE ADDAMS FAMILY





LOCANDINA:




















ANNO: 1992

SOFTWARE HOUSE: Ocean Software Ltd.

GENERE: Platform

RECENSIONE: Si parla sempre di tie-in deludenti e terribili. Tutte le volte che tengo una lezione – che sia a scuola o all’università – il tema genera risatine diffuse. I più coraggiosi, quelli che non temono di aprire bocca come succedeva a me al liceo, urlano “Super Mario!”. 

E via ancora a ridere, mentre aggiungo all’elenco Street Fighter – Sfida finale, Mortal Kombat, Tomb Raider e Resident Evil. Ai ragazzi tengo comunque a precisare che, sebbene spesso di scarsa qualità, i film tratti da videogiochi sono testi interessanti da analizzare per chi fa ricerca in ambito scolastico/universitario. 
Le risatine in genere si concludono a quel punto: è un po’ come il segnale che riporta il plotone all’ordine. Oggi però mi son ricordato di un titolo che non cito mai e che è una delle eccezioni che confermano la regola (dico una perché anche Silent Hill non era malaccio, tutto sommato): The Addams Family.

Ebbene sì, quel platform ispirato al film uscito nelle sale nel 1991. Potrei ricordare male, e ammetto che non l’ho rigiocato di recente, ma sono quasi sicuro si trattasse di un platform più che buono, per quanto molto derivativo. Una sorta di Super Mario in chiave dark, con Gomez al posto dell’idraulico italiano.
 Gomez doveva perlustrare la villa per liberare tutti i familiari imprigionati dall’avida Abigail Craven, una furbetta che aveva messo gli occhi sulle fortune degli Addams. A ogni porta del grande salone corrispondeva un diverso livello, per cui l’esplorazione non era affatto lineare. 
Una sorta di hub d’accesso prima che gli hub diventassero di moda. La bizzarra villa pullulava di segreti a ogni angolo, stanze nascoste, muri fasulli. Entravi nel comignolo a est e rispuntavi da quello ovest; ma se poi rientravi in quello a ovest la location era differente! Piccole chicche per veri intenditori del mistero e del surreale. 
Ocean non aveva inventato nulla di nuovo, ma aveva messo a frutto quanto insegnato dai platform precedenti, creando un tie-in niente male e che mi è rimasto nel cuore.

Siccome la nostalgia inganna, ho deciso di andare a caccia in Archivio di qualche articolo dell’epoca per accertarmi che fosse davvero un buon gioco. 
Mi sono imbattuto nella recensione pubblicata su Game Power nell’aprile del 1993, firmata Dupont. 
Ho tirato un sospiro di sollievo: il gioco si era beccato un bel 93. Tutto è bene quel che finisce bene? Sì, anche se ho avuto l’ennesima conferma che la critica videoludica di una volta era, come dire, un po’ naïf. 
L’articolo inizia così: “Morticia è stata rapita! Oddio…! Fate qualcosa! Chiamate la polizia, i pompieri, l’intera redazione di Gheim Pauà, il mio gatto,…. Come dite? Vogliono rubare anche il mio tesoro? Adesso gliela faccio vedere io! (così esclamò il signor Gomez quando gli chiedemmo un commento sulla faccenda)”. 
Perché bisognava sempre buttarla in caciara? E nel commento: “La grafica è strabiliante, il sonoro è all’altezza, l’azione è molto varia, il protagonista è originale, l’animazione è perfetta e velocissima con vari livelli di parallasse e la giocabilità è meravigliosa”. 
Una riflessione seria sull’adattamento, sulla qualità narrativa del gioco? Niente di tutto ciò compare nell’articolo. Non me voglia Dupont, non me ne voglia Game Power (che rimane la mia preferita), però tutto sommato si sta meglio oggi.

THE ADDAMS FAMILY

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